Partiamo dagli inizi, io sono un agnostico.
da Giovane… cioè più giovane di adesso intendo, ho deciso di voler essere agnostico perché Ateo era troppo poco, di atei, veri o presunti ce n’erano un sacco in giro, di agnostici pochi, Mi è sempre piaciuto stare nelle minoranze.
Wikipedia: L’agnosticismo, dal greco antico unione A, “senza”, e gnōsis, “sapere” o “conoscenza”) è un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché non se ne ha, o non se ne può avere, sufficiente conoscenza. In senso stretto è l’astensione sul problema del divino.
L’agnostico afferma cioè di non sapere la risposta, oppure afferma che non è umanamente conoscibile una risposta e che per questo non può esprimersi in modo certo sul problema esposto.
Per farla breve, l’ateo non crede in Dio, l’agnostico dice dimostrami che Dio c’è (scientificamente) e io ci crederò.
Probabilmente un ateo, messo davanti alla dimostrazione di Dio potrebbe continuare a non crederci perché va contro alla sua essenza (esattamente come uno che crede in Dio ci crede pur non essendoci alcuna prova scientifica), un agnostico invece dirà “OK allora Dio c’è” e passerà al problema successivo.
Quando sempre da giovane ho capito esattamente che cosa avevo deciso di essere più per distinguermi che per conoscenza, mi sono reso conto che in realtà lo ero: qui potrebbe partire un discorso di causa effetto lungo ore che parte da “lo sono diventato perché volevo o lo ero e qualcosa mi ha spinto verso quello e allora ho incontrato quella definizione e mi è piaciuta”… ma non ne usciremmo più.
Tutto questo preambolo per dire che io non credo nelle coincidenze, non ci credo perché non sono verificabili. Nulla mi può dire dimostrare che se penso intensamente ad una cosa, se ci focalizzo positivamente tutte le mie energie, l’universo si porrà nella condizione di farmela avere.
E non che non ci abbia provato: proprio il fatto di essere agnostico mi spinge a farlo: avete un amico fortunato con i parcheggi? Uno di quelli che lo trovano sempre ovunque vadano? Pure a Milano di sabato sera a 50 metri dal locale più frequentato della città?
Su di lui Marco direbbe: “è così certo di trovare il parcheggio che per questo lo trova”
Lui piega l’universo o l’universo si piega per lui e il parcheggio salta fuori.
Io no, io dico è un caso ma ci provo, focalizzo mentre torno sotto casa mia a Milano il posto libero davanti a casa, mi convinco di crederci e ogni tanto lo trovo anche. Ogni tanto no e ogni tanto mollo la macchina in posti assurdi da buon modenese trapiantato a Milano che si è adattato parzialmente alle usanze del luogo (per chiarire, mai in curva, mai sulle strisce, mai sul marciapiede se blocco il passaggio).
Ora viene il problema: se l’ho trovato è perché ci ho creduto? Se non l’ho trovato non ci ho creduto abbastanza?
Indimostrabile.
Ora, perché se sono agnostico sono qui a parlare di queste cose? Da un lato proprio perché sono agnostico e quindi spero che siano dimostrabili per crederci, dall’altro perché alcune parti della mia vita sembrano guidate da una serie di coincidenze che io comunque insisto a non vedere perché non verificabili.
Però le racconto. E la genta fa facce strane.
Quindi ora ne racconto una, l’ultima che mi è successa, e ognuno pensi quello che vuole.
La prendo larga: 14 anni fa lavoravo con una ragazza, Agnese, con cui ormai si era instaurato un rapporto di amicizia più che di lavoro. Un giorno le dissi: “vorrei comprare casa a Milano, sono stufo di buttare i soldi in un affitto”; lei, da buon amica, si offrì subito di aiutarmi, mi chiede cosa cercavo (un loft) e si mise a cercare. Cercò così bene che dopo qualche mese non trovò nulla per me ma comprò casa per lei.
Ancora da finire, sulla carta, ma la comprò.
Ovviamente la insultai in svariati modi e continuai a cercare casa ma non ne trovavo una sola che mi piacesse. Ne ho viste veramente tante ma nulla.
Passarono parecchi mesi e la casa di Agnese fu pronta. Si trasferii e mi invitò a cena. La casa era bella, un monolocale soppalcato (un mini loft) con zona letto in alto.
Mi disse “ci sono altri 4 appartamenti in vendita su questo pianerottolo, vienilli a vedere”.
E io “dai, prima o poi…” finimmo la cena, uscì da casa sua e incredibilmente alle 22 circa mi trovai davanti il costruttore che aveva ristrutturato i cinque appartamenti.
Agnese gli chiese se aveva tempo per farmeli vedere e lui disse sì.
Per farla breve entrai in tutti e i restanti quattro e nell’ultimo mi suonò un campanello in testa o meglio, si accese una scritta al neon con scritto “Home sweet Home” gli chiesi il prezzo, provai a tirare un po’, non cedette di una virgola e gli dissi che ci dovevo pensare.
Alle 12 del giorno dopo ero in ufficio da lui a fare una proposta di acquisto e a dargli la caparra.
Dopo qualche mese entrai in casa mia, Agnese divenne la mia collega, amica e vicina e tutto funzionò molto bene.
Per un certo periodo addirittura portai avanti una relazione con la coinquilina del ragazzo di Agnese: vivevano a circa 1 km da casa nostra e quindi ogni tanto ci si trovava tutti da loro o da noi, ma questa è un’altra storia.
Salto temporale. Da un paio d’anni girava nella mia testa l’idea di cambiare casa ma anche stavolta non trovavo quello che mi piaceva. In più da più di un anno stavo portando avanti una relazione che sembrava sempre più indirizzata verso la convivenza a Milano: lei viveva a Bologna ma l’idea era di spostarsi qui.
Casa mia, che per uno era perfetta, per due era stretta quindi bisognava muoversi.
Fatto sta che dopo parecchi mesi di ricerche ancora non avevamo trovato nulla che ci soddisfacesse.
Io stavo essenzialmente cercando “casa mia con una stanza in più”, lo ripetevo sempre.
Stabiliamo una routine per scremare. Visto che lei era più libera avrebbe, quando possibile, fatto una prima visita, se le fosse piaciuta la casa saremmo andati in due e poi in caso saremmo andati avanti.
Ora le cose accelerano:
4 giugno 2019, vedo un annuncio interessante su idealista, zona casa mia, dove sto cercando, casa con soppalco come la mia ma con una camera in più.
Guardo veloce l’annuncio, prezzo ok, zona ok, lo passo a lei.
Appuntamento fissato il 6 giugno alle 11.
Alle 11.30 mi chiama, la casa le piace, qualcosa dentro di me mi dice è quella giusta e le chiedo se vuole andare là a fare l’offerta.
Mi dice “No, la devi vedere” e intanto inizia a parlarmi della casa.
Io riapro l’annuncio mentre lei racconta e iniziano a saltarmi agli occhi una serie di particolari che probabilmente avevo visto alla prima visione dell’annuncio ma che non avevo registrato:
le piastrelle della cucina, sono uguali a quelle di casa mia.
Lei parla e io scorro le foto
il soppalco somiglia un sacco al mio.
Lei parla e io scorro le foto
la finestra essendo al piano terra è alta come la mia e ha le stesse sbarre
Lei parla e io scorro le foto
il bagno ha il mio stesso rivestimento.
Lei parla e io scorro le foto
Il bagno ha i sanitari e il piatto doccia nella stessa posizione dei miei ma addirittura ha lo stesso errore che aveva il bagno di casa mia: se metti la lavatrice di fianco alla doccia da lì non ci esci più.
Inizia a venirmi un forte sospetto.
La Saluto, scorro la rubrica del cellulare, trovo il numero di telefono del costruttore di casa mia (che sì, è parcheggiato nella mia rubrica da 13 anni) e lo chiamo.
Non mi risponde ma mi richiama poco dopo.
Lo saluto, gli dico che non si ricorderà di me e in effetti è così, e gli chiedo se ha fatto lui la casa che mi interessa.
Mi risponde “Sì”. Mi dice che l’agenzia non ha esclusiva e se sono interessato.
Faccio due conti a mente, gli dico sì, faccio la mia offerta ma gli chiedo di vederla prima.
Ci accordiamo per le 18, anticipato poi alle 17.30.
Vado, la vedo, mi piace. Del resto è casa mia con una stanza in più…
Gli chiedo come possiamo fare per la caparra, voglio chiudere la cosa il prima possibile per evitare eventuali offerte da parte dell’agenzia.
Mi dice anche stasera, io ho una pizzeria, vieni lì e facciamo.
Gli dico, io ho un corso di teatro (sì, con Marco) appena finito arrivo.
Dove hai la Pizzeria?
e lui “A Rozzano”
Io faccio il corso di teatro a Rozzano…
Dove?
Nella via che porta dal fiordaliso ad Assago
Mi viene un sospetto ma è troppo strano
nome della via?
Via Isonzo
Io faccio il corso di teatro in via Isonzo a Rozzano.
Faccio mente locale, pizzeria lì… no, dai non è possibile…
come si chiama il locale?
Si chiamava Tourlé, ora si chiama Pizza Hot, fa il Giropizza.
OK, è a cinquanta metri da dove io faccio il corso di teatro.
A mezzanotte circa esco dal corso, a mezzanotte e tre minuti sono in pizzeria, all’una e trenta abbiamo firmato tutto.
Dopo quattordici ore, come l’altra volta, ho comprato casa a Milano nella stessa zona, dalla stessa persona, con modalità abbastanza simili.
E continuo a non credere alle coincidenze, però volevo fortemente una casa come casa mia con una stanza in più, nella stessa zona, dista 350 metri da dove sono ora e ora ce l’ho.
Foto di bady abbas su Unsplash