Sto arrivando alla cassa del supermercato, faccio uno scatto e sorpasso la vecchia davanti a me. So che ho il carrello pieno mentre lei poche cose in mano ma io ho un sacco di impegni mentre lei è di sicuro in pensione quindi ha tempo da perdere.
Le lancio un’occhiata mentre scarico la spesa sul nastro, la vecchia mi sorride ma sono certo che in realtà è incazzata con me, quindi la ignoro.
Sto arrivando alla cassa del supermercato, cammino piano, pensando come sempre che la vecchiaia è una malattia incurabile. Il ragazzo che ho dietro mi passa davanti. “Questi giovani hanno sempre fretta” penso.
Avrei fretta anche io ma fa lo stesso: devo correre a casa che tra un po’ arriva mia figlia a lasciarmi i gemelli prima di andare a lavorare in ospedale, che fatica fare la nonna-sitter ma lei è da sola, se non l’aiuto io chi lo fa? E poi i miei nipoti sono angeli.
Mi guarda, gli sorrido ma lui volta la testa.
Faccio una radiografia a quel gran pezzo di gnocca della cassiera mentre deposito la spesa sul nastro. Mentre appoggio i cetrioli sulla cassa, le chiedo se ne vuole uno ma nulla, non risponde alla mia battuta. Un’altra che ce l’ha solo lei. Se la tira tanto ma fa la cassiera di un supermercato. Poveretta. Appoggio la mia Visa oro sul lettore ed esco, non saprai mai cosa ti sei persa.
Ecco un altro prepotente, è passato davanti a quella signora. Pensa che il mondo sia suo. Non ci credo, mi ha chiesto se voglio il suo cetriolo… Vorrei tirargli uno schiaffo ma mi fermo: questo lavoro mi serve per continuare a studiare, faccio finta di non averlo sentito e aumento la velocità così me lo levo di torno prima. Per fortuna paga con carta di credito così evito il rischio di contatti accidentali con le sue mani. Grazie a Dio va via subito.
Esco dal supermercato e un negro mi chiede della moneta. Forse non gli è chiaro che questa moneta non cresce come i datteri dalle palme al suo paese, l’ho guadagnata io col sudore della mia fronte.
Lo ignoro ed entro nella mia Audi da 60.000 euro, regalo di papà per la laurea, pensando “ma vai a lavorare, barbone”.
Sta uscendo dal supermercato, capisco da come mi ha guardato che non mi darà nulla ma ci provo lo stesso. Sono scappato dal mio paese e dalla guerra, sono qui senza documenti e la mia laurea vale meno della carta igienica.
Mi faccio avanti, mi guarda come se fossi una merda di cane spiaccicata sotto la suola della sua scarpa firmata, per lui sono solo qualcosa da eliminare dalla vista.
Entra in una macchina costosa e se ne va senza neanche rivolgermi la parola.
Vado verso l’uscita del parcheggio, sto per infilarmi in strada quando una mi suona, inchiodo e mi passa davanti. Chiaramente una donna che non sa guidare, poteva farmi passare ma ha accelerato per poter suonare e sfogarsi. Sicuramente non scopa abbastanza. Tutte uguali le donne al volante.
Sto guidando, una macchina da un parcheggio cerca di tagliarmi la strada. Suono per evitare l’incidente. Si ferma. Lo guardo stranita e penso che gli sarebbe bastato aspettare due secondi: dietro di me infatti la strada è vuota. Mi allontano pensando che bisogna avere sempre mille occhi.
Finalmente la strada è vuota, mi immetto facendo fischiare le gomme, le sto attaccato dietro e le lampeggio per farmi passare ma non si sposta. Vedo un occasione, la sorpasso sulla destra scartando quando rallenta per fare attraversare qualcuno e mi metto davanti a lei. Mi suona quando invece dovrebbe ringraziarmi per averle fatto vedere come si guida. Mi fermo al semaforo, mi raggiunge e dallo specchietto vedo che mi sta guardando male, mi viene da ridere.
Appena gli passo davanti esce sgommando e mi si incolla lampeggiando. Lo ignoro, tanto tra 200 metri c’è un semaforo rosso.
Una signora con una carrozzina sta attraversando sulle strisce pedonali, rallento per farla passare, lui si butta a destra e mi sorpassa. Suono per avvisarla. Se la signora non si fosse bloccata avrebbe investito la carrozzina. Riparto e dopo poche decine di metri lo trovo fermo al semaforo, lo guardo sperando che capisca cosa penso di lui ma non funziona mai.
Il semaforo diventa verde, la macchina davanti a me è ancora ferma, mi attacco al clacson. Finalmente si muove, fa un gesto col braccio, che sia un vaffanculo? Non mi è chiaro ma nel dubbio alzo il dito medio mentre lo sorpasso e volo via.
Il semaforo non fa in tempo a diventare verde che uno dietro suona. Non sono ancora abituato alla guida Milanese. Parto alzando un braccio per chiedere scusa, mi sposto sulla destra per dargli la possibilità di sorpassarmi. Ne approfitta subito e mi fa un gesto che non vedo bene, forse un ringraziamento per averlo fatto passare.
Arrivo a casa e mollo la macchina sul marciapiede. Li fanno così larghi per rubare parcheggi agli automobilisti quindi mi sento autorizzato. Salgo in casa, per fortuna ho lasciato l’aria condizionata accesa tutto il giorno, fuori si muore.
La solita macchina parcheggiata sul marciapiede. La gente non pensa mai a noi diversamente abili. A volte vorrei prendere un cacciavite e lasciargli un segno su tutta la fiancata. Torno indietro di 200 metri fino al primo scivolo, e cambio marciapiede. A fatica però, perché anche dall’altro lato c’è una macchina davanti alla rampa.
È ora della passeggiata col cane, quella rompicoglioni di mia madre me l’ha lasciato per il fine settimana, lei al mare a divertirsi e io a tener dietro al suo barboncino. Dice che visto che a trent’anni ancora mi da la paghetta glielo devo. Mentre faccio il giro dell’isolato si ferma e io mi spiego come faccia un cane così piccolo a fare così tanta cacca. Mi allontano e dopo poco sento un urlo dietro di me, è l’handicappato in sedia a rotelle che ho superato prima. Sta gridando che la cacca dei cani va raccolta, ma è il cane di mamma quindi non è mio compito tirarla su. E poi gli spazzini per cosa li paghiamo?
Non credo che ci sia niente di peggio che pestare una cacca di cane con le ruote della carrozzina, soprattutto se non sei è in grado di pulirle da solo. Mi guardo avanti e vedo il colpevole, un tizio col barboncino, gli urlo dietro che le cacche vanno raccolte ma quello fa finta di nulla e se ne va. Che giornata di merda!
CHI SEI TU?
Sono un uomo medio, vivo secondo il principio “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
Anche se certa gente se lo meriterebbe proprio di essere presa a calci in culo.
Sono cattolico, seguo i dettami dell’unica religione vera tra una marea di altre palesemente false ma non giudico chi crede cose diverse dalle mie.
Anche se non capisco come facciano a ritenere reali alle loro favolette.
Credo che in questo mondo tutti gli uomini siano uguali e che abbiano gli stessi diritti.
Anche se non capisco come facciano a non rendersi conto di comportarsi come animali nei loro paesi.
Credo che qualche extracomunitario scappi veramente dalla guerra.
Anche se, in realtà, la maggior parte di loro vengono qui a non fare un cazzo perché tanto sanno che li manteniamo noi.
Credo che le donne siano uguali agli uomini.
Anche se a causa dei loro limiti non possono certamente fare tutto quello che fanno gli uomini quindi dovrebbero stare a casa e non andare in giro a lamentarsi.
Credo che la mia libertà personale finisca dove comincia quella degli altri.
Anche se spesso gli altri se ne approfittano e allora bisogna rimetterli in riga.
Credo che la mia vita sarebbe uguale, anche se non fossi maschio, eterosessuale, bianco, benestante e nato nella parte ricca del mondo.
Siete o non siete d’accordo con me?
Foto di Ian Barsby su Unsplash